Come sarebbe l'Italia senza immigrati? A interrogarsi è stato il Censis, Centro studi investimenti sociali. Lo scenario tracciato dal Censis mostra che senza gli immigrati l'Italia sarebbe un Paese con 2,6 milioni di giovani under 34 in meno e sull'orlo del tracollo demografico. Il Centro conferma che gli immigrati sono mediamente più giovani degli italiani e mostrano una maggiore propensione a fare figli. Dei 488mila bambini nati in Italia nel 2015, anno in cui si è avuto il minor numero di nati dall'Unità d'Italia, solo 387mila sono nati da entrambi i genitori italiani, mentre 73mila (15%) hanno entrambi i genitori stranieri e 28mila (quasi il 6%) hanno un genitore straniero.
Gli alunni stranieri nella scuola (pubblica e privata) nel 2015 erano 805.800, il 9,1% del totale. Senza gli stranieri a scuola (la maggioranza dei quali sono nati in Italia) si avrebbero 35mila classi in meno negli istituti pubblici e si dovrebbe rinunciare a 68mila insegnanti, vale a dire il 9,5% del totale.
Nel mercato del lavoro – afferma il Censis – la perdita dei migranti significherebbe dover rinunciare a 693mila lavoratori domestici (il 77% del totale) che integrano con servizi a basso costo e di buona qualità quanto il sistema di welfare pubblico non è più in grado di garantire.
Nel primo trimestre del 2016, i titolari d'impresa stranieri sono 449mila, rappresentando il 14% del totale. Sono cresciuti del 49% dal 2008 a oggi, mentre nello stesso periodo le imprese guidate da italiani sono diminuite dell'11,2%.
Anche i trattamenti previdenziali confermano che il rapporto tra “dare” e “avere” vede ancora i cittadini italiani in una posizione di vantaggio. I migranti che percepiscono una pensione in Italia sono 141mila: nemmeno l'1% degli oltre 16 milioni di pensionati italiani. Quelli che beneficiano di altre prestazioni di sostegno del reddito sono 122mila, vale a dire il 4,2% del totale.
Secondo il Censis, nel complesso si tratta di “segnali di un modello di integrazione dal basso, molecolare, diffuso sul territorio che ha portato oltre 5 milioni di stranieri (che rappresentano l'8,2% della popolazione complessiva), appartenenti a 197 comunità diverse, a vivere e a risiedere stabilmente in Italia e che, alla prova dei fatti, ha mostrato di funzionare bene e di non aver suscitato – prosegue il Centro – fenomeni di involuzione patologica che si sono verificati altrove in Europa, dove i territori ad altissima concentrazione di immigrati sono esposti a più alto rischio di etnodisagio”.